In un anno in cui il dove, come, quando e chi delle festività è un incastro più complicato di una partita a Tetris, ci viene incontro MONOPORZIONI.
Nella discussione delle ultime settimane sui riti delle feste (prima fra tutte l’abitudine di festeggiare di fronte a enormi quantità di cibo) i grandi assenti del discorso sono le persone che vivono da sole, chi la famiglia se l’è scelta, chi si è ricostruito una famiglia di elezione a prescindere dai legami di sangue.
E qui arriva il progetto MONOPORZIONI, il cui motto è: partire da uno e moltiplicare.
Tutto nasce dall’unione di Ziczic, laboratorio di microeditoria indipendente di base a Polignano e Cozinha Nomade, atelier sperimentale e di inclusione sociale.
Ziczic nel dialetto di alcune zone della Puglia vuol dire “perfetto, ma assolutamente per caso”, che evoca la rara circostanza in cui le cose si incastrano senza accanimento ma per un felice concorso di circostanze. Il laboratorio e associazione di promozione culturale si occupa di promuovere la cultura del libro e della comunicazione visiva e illustrata, con un interesse particolare nei confronti delle tecniche di tipografia e stampa analogiche, mentre Cozinha Nomade è una cucina di quartiere dalla forma mutevole, che assume le caratteristiche di chi ci lavora all’interno. Uno spazio di attivazione di vicinato e di condivisione culinaria e di facilitazione nel rapporto tra le persone e il cibo.
Ma quando il vicinato si deve chiudere nello spazio della casa, come si fa? Si apre il quartiere a tutto il mondo.
Da questo concetto è nato MONOPORZIONI, un libro di ricette e piccoli saggi progettato mettendo assieme l’esperienza editoriale e la sperimentazione gastronomica delle due realtà. Un libro di cucina che non serve solo a cucinare, che prende le mosse dalla difficoltà di cucinare per sé soli: difficoltà pratica (tutte le ricette tendono a dare per scontata la presenza di un numero consistente di persone, che sia una famiglia o un contesto conviviale: altrimenti perché sporcare tutte quelle padelle?) ma pure difficoltà a trovare la spinta a spendere tempo e capacità per qualcosa che si mangerà da soli.
Da lì l’idea di trasformare il momento della lavorazione del cibo. Durante la prima ondata questa condivisione si è realizzata con una serie di incontri di co-cooking smart e a distanza, videochiamate nelle quali partecipanti connessi da tutta Europa si trovavano a cucinare insieme. Principio che è evolute poi in 14 racconti e 16 ricette, tutte scritte per un pubblico di una sola persona.
I racconti e i saggi contenuti nel volume sono l’evoluzione di un’esplorazione passata per 151 cucine e altrettanti approcci al mangiare. Per approfondire l’aspetto dell’alimentazione come mezzo di comunicazione di affetti, idee, relazioni e progetti di vita, sono stati coinvolti nella scrittura 14 esperti di antropologia (ambito che da sempre analizza i legami sociali che passano attraverso la preparazione e condivisione del cibo) progettazione culturale, design e innovazione sociale, attraverso la cui produzione si è provato ad esplorare l’aspetto relazionale e pertanto anche politico della tavola.
Tra i saggi di antropologi come Niso Tommolillo e Oswald Panighel si trovano le poesie di Silvana Kühtz, le riflessioni di Hélène Gautier, danzatrice e il racconto di Camilla Sacerdoti, architetta, il tutto mescolato alle ricette di Gioacchino dell’Aquila, Paulina Nava Galica, Francesco Caldarola, Laurene Moreau, Cristiano Vincenti, Mariavaleria D’Agostino, Vincenzo di Pantaleo, Erik Yang, Catiana Dattoma, Jamil Halloun, Alvaro Manzo, Laura Migliaccio, Stefania Simone, Denise Ania, Ariel Munoz Toledo, Zainab AlMegasees.
Ad accompagnare e raccontare il progetto c’è un poster – serigrafato artigianalmente a due colori su carta argento – realizzato da Noemi Vola, illustratrice ed esperta in cenoni atipici: basta ricordare “Era quasi tutto perfetto” la sua installazione a due mani del 2019 con Stefano Colferai alla libreria 121+: una tavola natalizia in cui tutto quello che poteva succedere di improbabile era successo.
Ma il volume di MONOPORZIONI è solo il primo pezzo di un piano ambizioso che punta a crescere su scala internazionale e rispondere a un’urgenza, un bisogno di riflessioni profonde che sostituisca al cibo come consumo il cibo come strumento di cura e nutrimento sia metaforico che pratico. Con l’idea di costruire piccole comunità di supporto in un momento di profonda polarizzazione, acuita dall’isolamento forzato.
E in quest’idea di tessitura di comunità si inserisce l’ultimo pezzo del progetto che coinvolge una rete di piccole librerie indipendenti, come Spine bookstore, Lik e Lak, Tuba, Risma, Limerick e molte altre, che da sempre portano avanti un lavoro di costruzione culturale per la propria città e non solo.
E se per caso vi trovaste ancora a corto di idee per il Natale, il crowdfunding di MONOPORZIONI è attivo sino al 31 dicembre: giusto in tempo per prendere spunto per il cenone, per celebrare la fine di un anno che non ci ha certo fatto mancare le occasioni per riflettere su perché facciamo le cose che facciamo, nel modo in cui le abbiamo sempre fatte.
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