Hidden Iceland: Luke Pearson, prima di Hilda

Prima di “Luke Pearson, autore pluripremiato e amatissimo di Hilda” c’è stato “Luke Pearson, studente di illustrazione come centinaia di migliaia di altri“.
La storia di come un universo narrativo e iconografico diventi l’habitat naturale di un autore di solito è materia per edizioni critiche e studiosi, ma nell’epoca dello user generated content per ritrovare il germe di un’idea autoriale, anziché negli appunti dei suoi sketchbook, si può cercare in posti meno consueti – ma forse altrettanto polverosi – come un account giovanile su deviantart. Nato nel 1987, Person fa parte della prima generazione di autori che ha vissuto buona parte della propria vita adulta con internet.

Bringer of Presents, 2008

Le prime tracce di quello che diventerà l’universo narrativo di Hilda iniziano, però, non in Islanda, ma bensì in Norvegia durante un viaggio di famiglia, in cui un Pearson adolescente appassionato di troll e folklore nordico si trova immerso nel panorama delle proprie letture, all’interno di scenari che diventeranno parte integrante del fascino di Hildafolk.

Il passaggio successivo è Hidden Iceland. Durante il corso di illustrazione viene chiesto a tutti gli studenti di illustrare una mappa di una nazione del mondo, e il caso vuole che al non-ancora-autore tocchi l’Islanda.

Hidden Iceland, 2009

Anziché limitarsi a realizzare un’illustrazione statica, Pearson decide di realizzare una mappa interattiva, che permetta di giocare col senso di scoperta e di esplorazione della natura che sono parte integrante dell’esperienza del folklore islandese. Muovendo le coltri di nubi che coprono l’isola, le nuvole diventano oggetti rivelatori anziché nascondere, rivelando sotto la propria ombra un mondo popolato di giganti, elfi, troll, e jólasveinar nascosti nei fiordi, a bagno nelle pozze termali e in cima ai ghiacciai.

La mappa è un monumento all’impermanenza di internet: non è più giocabile – era realizzata in flash, tecnologia per cui è cessato il supporto a dicembre 2020 – e le fonti mitologiche e folkloristiche che Pearson ha utilizzato per costruire la sua idea narrativa portano a siti non più esistenti, inagibili o rimossi.

Hidden people

Le storie su cui si è basato, invece, sono vive e vegete e impermeabili al passare del tempo: da Ásbyrgi, un canyon circondato da maestose mura di roccia scoscesa che nasconde la città degli elfi, al Þorgeirsboli, un temibile toro fantasma nato da un problema secolare col consenso, passando per l’Huldufólk o hidden people, la cui vita è inestricabilmente intrecciata con le festività in Islanda, come l’abitudine a capodanno di lasciare delle candele accese durante la notte per gli elfi che cambiano residenza proprio in quel momento dell’anno.

Tutti repertori di storie che confluiranno nella serie di Hilda, prima nel fumetto e in seguito nella versione animata, arrivata alla seconda stagione e di cui Neflix ha già annunciato uno speciale in uscita entro la fine del 2021.

Sono stati i panorami e il folklore a guidare la storia, anziché viceversa, come racconta lo stesso Pearson: nel 2009, ancora studente, mandò a un concorso organizzato da Nobrow – il suo attuale editore – una illustrazione di una singola pagina: «She was basically wearing her outfit”—beret, scarf, red top, blue skirt, and big red boot. She’s standing at the end of a pier, with a Scandinavian-esque city behind her and all kinds of creatures around, including a giant troll and a zeppelin in the sky. I didn’t have a story, just this curious image of a small girl with blue hair and a question: where is she and what does she get up to?»

Una scena che ritornerà all’interno di una storia nel terzo volume della saga – tradotto in italiano come Hilda e la Parata dei Pennuti, edito da Bao Publishing, come tutto il resto della collana – quando dalla casa nella natura incontaminata Hilda e sua madre si sposteranno a Trolberg. Ed è proprio l’equilibrio tra un mondo naturale molto presente abitato da un folkore vivo – ma all’interno di una società pienamente contemporanea – la suggestione più forte che Pearson porta nel suo lavoro. Non una bambina che abita il generico indistinto passato della narrativa per bambini, in cui tutti i bambini corrono liberi nei campi e ogni casa ha il tetto a v rovesciata e un comignolo fumante, ma una creatura viva, che vive nel mondo moderno, riconoscendone comunque l’aspetto magico, fantastico e sorprendente sotto la scorza del quotidiano.

Tutto cominciato da una mappa dell’Islanda in cui spostare le nuvole col mouse.

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