Cinema indie: le regole del cult perfetto

Intimo, profondo, autentico, libero. Sono sufficienti quattro parole per distinguere il cinema indie da tutto ciò che siamo soliti identificare con la settima arte.

Indie è sinonimo di “indipendente” ovvero slegato dalla luccicante Hollywood raccontata da Ryan Murphy nell’omonima serie Netflix. Un universo cinematografico in cui anche i registi più celebri rinunciano alla libertà autoriale in nome del successo al box office mondiale.

In un momento storico in cui il confine tra indie e commerciale è sempre più labile grazie al talento di autori come Wes Anderson e al crescente interesse dello star system, ecco cinque regole indispensabili per riconoscere tutta la potenza, la libertà e l’unicità autoriale del cinema indie. 

Grandi attori in ruoli inusuali

Il cinema hollywoodiano continua a portare avanti la remota tradizione di relegare i volti noti dello star system in ruoli vincenti al box office internazionale. Dall’adrenalinico agente segreto di Tom Cruise allo stralunato anti-eroe di Johnny Depp, le star interpretano pellicole tanto spettacolari quanto a tratti indistinguibili. 

Il cinema indie sovverte questo cliché offrendo a grandi attori ruoli curiosi e inusuali. Chi non ha amato le indimenticabili performance di Gwyneth Paltrow e Bill Murray nei panni di Margot Tenenbaum e Steve Zissou? 

Ma gli esempi sono infiniti e spaziano dalle interpretazioni di Saoirse Ronan in Lady Bird e Patricia Arquette in Boyhood a Ryan Gosling in Lars e una ragazza tutta sua. 

Il cinema indie è rischio, follia, passione e originalità. Una serie di qualità indispensabili per consacrare un attore al di là degli archetipi cinematografici. 

Registi senza freni

Realizzato con budget irrisori rispetto alle produzioni hollywoodiane, il cinema indie spinge i registi a scrivere e dirigere opere che trascendono in un’esaltazione della loro libertà autoriale. Dal folle e fiabesco Edward mani di forbice di Tim Burton allo struggente e nostalgico Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, l’indie è sinonimo di libertà, potenza, talento ed evocazione. Ecco perché i grandi registi di Hollywood, tra un blockbuster e l’altro, amano realizzare cult indipendenti.

Piccoli budget

Da un grande budget derivano grandi responsabilità. Nonostante la sua indiscutibile magia, il cinema è un business a tutti gli effetti. Un discorso diverso riguarda l’indie che, non avendo alle spalle le major di Hollywood, vive dei finanziamenti di registi, attori e Film Commission. 

In un momento storico in cui il cachet di una star del Marvel Cinematic Universe supera i quindici milioni di dollari, i budget di alcuni dei migliori film indie della storia del cinema risultano piuttosto bizzarri e curiosi.  

Nel 1990 Richard Linklater scrive e dirige Slacker con 23.000 dollari. Lo stesso discorso vale per El Mariachi di Robert Rodriguez costato 7.000 dollari (i sequel Desperado e C’era una volta in Messico hanno avuto budget hollywoodiani) e Clerks di Kevin Smith costato 27.000 dollari. Tra i casi più estremi c’è poi The Blair Witch Project che, a fronte di un budget di 60.000 dollari, incassa oltre 248 milioni di dollari worldwide grazie a una geniale campagna di comunicazione. 

L’ennesima dimostrazione che un film non deve avere budget stellari o effetti speciali di ultima generazione per conquistare il box office mondiale. 

Un soggetto indie 

Se amate il cinema indie, dimenticatevi esplosioni, effetti speciali mastodontici e cliché hollywoodiani. L’indie è per antonomasia qualcosa di diverso rispetto a quello che siamo soliti vedere sul grande schermo e la sua peculiarità consiste nel raccontare grandi storie utilizzando pochi mezzi e una sceneggiatura vincente.

Chi avrebbe creduto nel 1994 nelle bizzarre disavventure di due commessi buoni solo a parlare di sesso e film? Eppure Clerks consacra Kevin Smith tra i registi più controversi e amati di sempre.  Da John Cassavetes e Gus Van Sant a Jim Jarmusch e Sofia Coppola, i registi indie trascendono sul grande schermo tematiche che conquistano il pubblico e la critica mondiale per la loro straordinaria capacità di rompere gli schemi. Citarli tutti è impossibile ma Se mi lasci ti cancello, la storia di due ex innamorati che decidono di rimuovere i ricordi della loro relazione, è un soggetto su cui solo il cinema indie e Michel Gondry avrebbero potuto scommettere… 

Il potere del passaparola

Ogni anno le major investono centinaia di milioni di dollari in premiere spettacolari e campagne di comunicazione martellanti. Tutt’altro discorso vale per i film indie che spesso contano sull’approvazione della critica e sul potere del passaparola per raggiungere il pubblico mondiale. 

Il Tribeca Film Festival e il Sundance Film Festival sono due vetrine internazionali indispensabili per permettere alla stampa di consacrare i nuovi capolavori di genere e assicurarne il successo al box office e agli Academy Awards. 

Subito per te un buono sconto del 10%,
iscriviti alla newsletter!

ISCRIVITI

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *