I classici contemporanei dello Studio MinaLima

Immaginate un libro che contenga un mistero, o che apra la porta a un’avventura: quasi tutti noi abbiamo un repertorio di immagini a cui fare riferimento quando ci viene chiesto di immaginare un oggetto del genere, un testo stampato che sia più di un semplice veicolo per una storia.

È abbastanza probabile che il libro immaginato abbia la copertina telata, sia rilegato con attenzione, probabilmente con un grande titolo letter-pressed in caratteri graziati  e nobilitazioni in oro. Ognuno di questi elementi è presente – in versione reimmaginata per la sensibilità contemporanea – nei classici rivisitati di MinaLima, editi in Italia da L’Ippocampo edizioni.

Ma chi è lo Studio MinaLima? Miraphora Mina ed Eduardo Lima si incontrano nel 2002 sul set del secondo film del franchise di Harry Potter, Harry Potter e la camera dei segreti. Un incontro che condizionerà non solo la loro carriera artistica ma l’immaginario della saga che si consoliderà nella mente dei fan: i due infatti saranno responsabili di alcuni dei props più iconici del mondo magico, dalle pagine del Daily Prophet alla Mappa del Malandrino.

L’attenzione al dettaglio che li contraddistingue si vede nella cura riservata non solo a questi oggetti chiave della storia, ma a tutti gli elementi di world-building, che possono apparire sulla scena solo per pochi secondi ma che sono l’ossatura fondamentale per la costruzione di un universo coeso e credibile in cui lo spettatore si possa immergere: affiche pubblicitarie, prodotti di consumo, oggetti d’uso quotidiano.

Una volta concluso il lavoro sulla prima serie di film della saga (ruolo che riprenderanno nelle successive produzioni in anni recenti) i due fondano nel 2009 lo Studio MinaLima, che nel 2016 si concretizza in un pop-up shop nel centro di Londra, un luogo le cui atmosfere richiamano chiaramente il mondo visivo dei libri e del franchise, rendendo il momento di visita un’esperienza immersiva. Inizialmente immaginato come un’installazione temporanea, il negozio di Greek Street è rimasto aperto fino al 2020, quando la sede si è spostata in un edificio di Soho in grado di ospitare non solo il negozio ma tutto il team MinaLima, cresciuto nel tempo per ospitare le diverse anime dello studio creativo.

È in questa atmosfera che nasce la collana dei classici della narrativa ragazzi, sviluppata inizialmente per Harper Design: La Bella E La Bestia, La Sirenetta, Peter Pan, Alice Nel Paese Delle Meraviglie, Le Avventure di Pinocchio, Il Libro della Giungla, Il Giardino Segreto e molti altri in corso di pubblicazione. Non solo una scelta estetica, ma un preciso richiamo a un modo di vivere il rapporto con alcune delle opere più importanti della letteratura per l’infanzia: come volumi da conservare e tramandare, con rimandi a un immaginario di biblioteche ricche di testi amati nell’infanzia dai genitori e poi negli anni letti insieme ai figli. La formazione di prop designers si vede anche nel desiderio di creare libri che siano spazi anche fisici di esplorazione, di immersione nel mondo narrativo del testo attraverso l’inserimento di elementi cartotecnici interattivi, con una costruzione delle immagini in cui trovare dettagli ad ogni rilettura: libri che possano superare non solo la prova del tempo come oggetti, ma anche quella del ritorno periodico al racconto che contengono.

La scelta dei classici non è casuale, né il fatto che le grafiche di copertina si richiamano a uno stile vittoriano ed edoardiano: è infatti l’epoca in cui si verifica quella che viene chiamata “l’invenzione dell’infanzia”

Si parla di invenzione dell’infanzia non perché prima di allora non esistessero i bambini, ovviamente: a non esistere era un’idea di cosa volesse dire essere un bambino, quali fossero le sue necessità e i suoi bisogni e cosa fosse necessario per il suo sviluppo in un adulto inserito nella società. Il bambino era visto più come un potenziale che come un individuo con dei desideri e delle inclinazioni. La nuova prospettiva verso l’infanzia viene da lontano, arriva dal Settecento attraverso Jean-Jacques Rousseau e il suo Emilio, e culmina nel periodo della rivoluzione industriale, in cui la struttura della famiglia diventa sempre più nucleare e frammentata, e in cui di conseguenza anche ruolo dei bambini cambia radicalmente. E con l’idea dell’infanzia arrivano anche i libri per l’infanzia, e tutto un corollario di oggetti che formano ancora adesso il nucleo del nostro immaginario.

E con queste idee ogni epoca si trova a fare i conti secondo la propria sensibilità e necessità del momento, accettarle o dibatterle, e anche – nel caso dei classici della letteratura – riguardarli ed esplorarli con occhi nuovi, attraverso un trattamento grafico che risponda ai desideri dei bambini ma soprattutto all’idea di infanzia degli adulti che hanno intorno. In un momento di evoluzione del formato del libro e del suo ruolo, i classici tornano quindi ad essere immaginati come libri fatti per resistere alla prova del tempo, che si sono conquistati il proprio posto sugli scaffali non solo per il proprio contenuto e per un rapporto affettivo, ma anche per l’esperienza estetica, visiva e di appagamento sensoriale che sono in grado di regalare.

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