10 cose che l’arte di strada underground mi ha insegnato

Urban Lives on the Road: una fabbrica a Bergamo, artisti vari
Urban Lives on the Road: una fabbrica a Bergamo, artisti vari

10 preziose lezioni di vita che ho imparato in quattro anni di approfondimenti, reportage e viaggi alla scoperta dell’arte di strada e della cultura undergrocund.

Esattamente quattro anni fa iniziava la mia avventura nel mondo dell’arte di strada, un percorso che mi ha portata a esplorare questa realtà il più possibile sul campo e senza filtri.

La scelta di comprendere, di vivere e di raccontare le forme più spontanee di arte urbana ha fatto sì che passassi gradualmente da osservatrice a blogger a reporter a scrittrice, mettendomi in gioco come mai prima d’ora per una passione personale e per amore del giornalismo. Questo straordinario viaggio, che posso chiamare con il nome del mio fedele compagno-blog Urban Lives, è stato necessario per comprendere le dinamiche di un mondo tanto affascinante quanto eterogeneo e complesso come quello dell’arte urbana underground, quella illegale, dei posti abbandonati, della denuncia sociale, dei progetti nati dal basso.

Irwin alle Officine Reggiane, Reggio Emilia
Officine Reggiane, Reggio Emilia

Un viaggio in strada e in realtà poco note, in giro per l’Italia e per l’Europa, ma soprattutto un viaggio dentro me stessa che ha cambiato radicalmente la vita. Alla street art e ai graffiti (o comunque vogliate chiamarli) devo moltissimo. È difficile esprimere a parole quanto io mi senta riconoscente nei confronti di chiunque abbia fatto un pezzo di cammino con me, chiunque mi abbia compreso, sostenuto, incoraggiato o aiutato in un qualsiasi modo possibile e tutti gli artisti che, con me, hanno condiviso le loro storie personali e i loro percorsi artistici ma anche amicizia e fiducia. Grazie soprattutto a loro e ai protagonisti di queste straordinarie sottoculture, sul mio blog hanno man mano preso vita racconti di viaggio, esperienze a stretto contatto con gli artisti, progetti condivisi e pensati insieme e ogni singola avventura trascorsa.

L’ARTICOLO CONTINUA DOPO LA PUBBLICITÀ
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Ecco allora che, a distanza di quattro anni da quando tutto ebbe inizio, ho deciso di tradurre la parte più emozionale e personale di questo straordinario percorso in 10 lezioni di vita, sperando che queste riflessioni possano essere di ispirazione per chiunque, animato dall’amore per l’arte e la creatività nelle loro forme più spontanee, genuine e anti-convenzionali, decida a ogni costo di inseguire un sogno.

1. Un nuovo concetto di viaggio

Urban Lives on the road: Il portabagagli di Nemo's
Urban Lives on the road: Il portabagagli di Nemo’s

Una parte fondamentale delle mie indagini è rappresentata dai miei spostamenti in Italia, low budget, autofinanziati e senza sponsor, con tutte le difficoltà e i sacrifici che questo ha comportato. Partendo dalle “città dell’arte urbana” sono arrivata fino a piccole frazioni, paesini, città con scene artistiche meno conosciute. Ho toccato con mano i problemi locali, soprattutto di realtà dimenticate e delle periferie, ma soprattutto ho esplorato luoghi e situazioni unici, sempre a contatto con gente del posto.

Tanti i fotografi, gli artisti, gli appassionati o altre figure che ruotano intorno a questo mondo, che mi hanno fatto compagnia o addirittura da guida. Ho imparato, finalmente, cosa significhi viaggiare da soli e senza certezze, con un sacco a pelo, un piccolo bagaglio e tantissima voglia di ascoltare storie e vivere a fondo un luogo, lasciarsi trasportare dai contatti umani e dalla bellezza del percorso di scoperta, sempre pronti, ovviamente, anche ad affrontare i rischi che questo stile di vita comporta. Io posso dire di essere stata fortunata: sono state poche le esperienze negative e tante le amicizie nate sul luogo, le collaborazioni, i ricordi indelebili di momenti speciali e paesaggi mozzafiato. Ho capito che l’amore per l’arte e per la strada possono condurre davvero in posti inesplorati, fuori e dentro di noi.

2. La riscoperta delle cose semplici

Urban Lives on the road: una fabbrica abbandonata a Consonno
Urban Lives on the road: una fabbrica abbandonata a Consonno

Nel cambiare il mio stile di vita per inseguire il sogno di investigare la scena dell’arte di strada nazionale ed europea, mi sono lasciata guidare e trasportare dall’istinto e dagli eventi. Vivere a contatto con gente semplice, realtà di periferia, piccoli centri abitati, quartieri popolari, spazi occupati o quartieri anarchici, mi ha permesso di entrare a stretto contatto con le persone, di instaurare legami speciali e soprattutto riscoprire le cose semplici, da condividere. Insieme agli artisti mi sono trovata ad apprezzare il dono prezioso dell’ospitalità e del dare senza ricevere, ma soprattutto sono stata testimone attiva di quanto l’arte possa far divertire, connettere le persone, persino creare delle comunità. Resteranno ricordi indelebili i sorrisi dei bambini o le chiacchierate con i passanti, intenti a osservare l’artista dipingere, ma anche magnifiche cene sociali, sere d’estate passate a raccontarsi storie e a osservare le stelle.

3. Il rispetto e/o la valorizzazione dei luoghi

Jam naturalistica lungo l'Adda [foto di Psiko Patik]
Jam naturalistica lungo l’Adda [foto di Psiko Patik]
Troppo spesso l’opinione pubblica associa l’arte di strada al vandalismo ma soprattutto al concetto di sporco e degrado. Non è ancora chiaro perché un disegno e una scritta su un muro siano considerati più deturpanti e più degni di attenzione rispetto alle buche nelle strade, all’assenza di servizi basilari per il cittadino quali panchine o pensiline, e alle mille altre problematiche più serie e di più urgente risoluzione. Detto questo, quello che ho imparato è quanto sia sbagliato fare di tutta l’erba un fascio e pensare che tutti gli artisti e i writer siano guidati da un atteggiamento non rispettoso nei confronti degli spazi pubblici. Iniziamo invece a fare una distinzione tra chi la strada la rispetta, evitando ad esempio di dipingere in pieno centro, su muri o monumenti storici, e chi invece vandalizza senza farsi troppi problemi.

4. Capacità di adattamento

Decay + Bogia Cheese + Void, Atene 2018
Decay + Bogia Cheese + Void, Atene 2018

Viaggiando e spostandomi spesso in compagnia di artisti o graffiti writer ho vissuto situazioni bizzarre, disavventure e imprevisti che mai avrei potuto immaginare di fronteggiare con tanto entusiasmo. Vivere come vivono gli artisti di strada o i writer non è facile e implica una grande capacità di adattamento e una grande apertura mentale. Ci si può trovare a dormire in posti occupati, a fare un giro in stazione di notte, a visitare posti abbandonati potenzialmente pericolosi, a lasciarsi coinvolgere in pazzi fuori programma e, nei casi peggiori, si può finire in una stazione di polizia. Ma la capacità di adattamento che ho imparato non è solo quella della flessibilità di pensiero e d’azione ma è quella di dare vita a un progetto, in questo caso creativo, con i pochi mezzi che si ha a disposizione. Poche cose come questa mi hanno realmente stupita in questi anni a contatto con gli artisti di strada. Il vederli interagire con lo spazio circostante, sfruttare elementi e oggetti trovati in loco, creare dal poco che si ha intorno un’asta per dipingere o un supporto che possa fungere da sgabello o girare in città alla ricerca di pittura vicino ai cassonetti. Avere pochi soldi e pochi mezzi a disposizione può davvero essere un esercizio di fantasia e dare dei risultati sorprendenti. Ho visto artisti e writer creare con pochi soldi opere straordinarie, costruirsi da soli l’equipaggiamento per spruzzare colore sui muri, utilizzare gli elementi architettonici preesistenti per incorporarli nel disegno. Questa non solo è una lezione utile per la vita, ma è pura magia negli occhi di chi osserva.

5. Lo spirito di sacrificio

Collettivo FX, Roma 2017 - murale curato da Urban Lives
Collettivo FX, Roma 2017 – murale curato da Urban Lives

La capacità di adattamento, come abbiamo visto, va spesso a braccetto con quella di essere predisposti al sacrificio. Nel bene e nel male, l’arte di strada e il graffiti writing spesso sono passioni che costano care, in termini di stanchezza, soldi e tempo. Osservando un murales realizzato illegalmente, ad esempio per un progetto sociale, per una causa o per semplice desiderio di dipingere o di comunicare qualcosa, come nel caso del noto artista Blu, ci si sofferma solo sulla sua bellezza estetica ma non si pensa alla fatica spesa per reperire i materiali, alla stanchezza patita, alle ore non retribuite impiegate o ai potenziali rischi. Anche per questo, in questi anni, ho focalizzato la mia attenzione da blogger-reporter sulla vita quotidiana di queste persone e su tutto quello che “si nasconde” dietro un’opera su un muro o un graffito.

6. La sacralità del processo creativo

Urban Lives on the road: Lezione 6 - Bibbito e Astro Naut viaggio Urban Lives
Urban Lives on the road: Lezione 6 – Bibbito e Astro Naut viaggio Urban Lives

Un aspetto affascinante e stimolante dell’arte di strada, e dell’arte in generale, è certamente il processo creativo. Passare tanto tempo con gli artisti mi ha permesso di captarne le fasi e le caratteristiche, di comprenderne meglio le tempistiche e di averne un grande rispetto. Si pensi ad esempio al graffiti writing: la fase dello sketch è essenziale e indispensabile e può essere un rituale intimo e solitario o di gruppo. Nello sketchbook sono riversate le fantasie, le sperimentazioni, le idee non espresse, ma anche tanti sogni e speranze. Sfogliare lo sketchbook di un artista è sempre stato per me un invito speciale a entrare nel suo mondo e mi ha aperto le porte verso realtà, spesso inespresse, a tratti spiazzanti o meravigliose.

7. Il senso di comunità

1up Decay, Capodanno 2017 ad Atene
1up, Capodanno 2017 ad Atene

Non si può parlare di street art e ancor più di graffiti writing senza parlare del senso di famiglia e di familiarità che si può instaurare all’interno di questo micro-universo. Il concetto è facilmente esplicabile parlando delle crew dei writer, fratelli di graffiti che si sostengono con dedizione e che spesso, uniti, vivono in una loro realtà parallela forti di un legame spesso indissolubile. Ho avuto il piacere di conoscere writer-fratelli di crew diverse, crew tanto grandi e affiatate da includere nei loro incontri mogli, figli e cani, amici artisti o writer sparsi in varie città d’Italia o d’Europa ma profondamente connessi e affiatati. L’arte di strada può essere un collante sociale potentissimo, da cui credo valga la pena prendere ispirazione.

8. L’importanza della condivisione

Rurales Emilia, Cento (Ferrara): 1UP + Irwin
Rurales Emilia, Cento (Ferrara): 1UP + Irwin

Condividere un muro, un disegno su carta, un progetto artistico, può essere una scintilla che si accende all’improvviso, e che può portare a divertimento, risate, idee, spunti artistici o professionali. Non importa se la connessione è temporanea, quel che conta è quel che può potenzialmente generare l’unione di menti creative o il legame che si può instaurare quando si dipinge insieme o fianco a fianco.

9. Guardarsi sempre alle spalle

1up + Decay, Capodanno 2017 ad Atene
1up + Decay, Capodanno 2017 ad Atene

Chiunque sia stato testimone o protagonista di espressioni artistiche spontanee e illegali, conosce bene (o almeno, dovrebbe) i pericoli che corre e quanto sia importante guardarsi intorno e fare attenzione a tutto. I potenziali problemi della strada e delle stazioni ferroviarie sono innumerevoli e bisogna tener presente che, anche se ci si muove in gruppo, è solo su se stessi che si può davvero contare. La minaccia può essere un privato che chiama la polizia, un poliziotto in borghese, una guardia e, se parliamo di strada, può essere un altro writer o un’altra crew. Non a caso tanti writer sono tendenzialmente solitari, poco inclini a fidarsi del prossimo. Insomma, ho imparato quanto sia importante essere sempre vigili e consapevoli e quanto, a volte, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.

10. Dritti all’obiettivo, qualunque esso sia

Berlin Kidz, dicembre 2017 ad Atene
Berlin Kidz, dicembre 2017 ad Atene

Dai pericoli alla fiducia passiamo a quella che per me è stata una cruda scoperta. L’arte di strada mi ha tirato fuori non solo tanto entusiasmo, ottimismo e positività ma anche una buona dose di cinismo. Credo sia necessario concludere ponendo l’accento su l’altro lato più oscuro della medaglia, ovvero sul fatto che agli outsider (artisti o vandali, poco importa) spesso non frega niente di niente e di nessuno. Possono esserci i momenti di scambio, connessione, partecipazione, condivisione, ma può esistere anche un profondo egoismo di fondo che alimenta la passione artistica e soprattutto del writing, in maniera cieca. I graffiti sono una ragione di vita, una dipendenza, una droga. E i drogati spesso sono persone sole, accecate da un obiettivo e pronte a sacrificare tanto, tantissimo o addirittura tutto pur di raggiungere il loro obiettivo. Ho visto writer rischiare la vita quotidianamente, abbandonare per lunghi periodi la famiglia, continuare ad andare in strada nonostante malattie o invalidità, viaggiare in condizioni disperate e vivere in strada senza fissa dimora per alcuni periodi. Insomma, l’arte di strada underground mi ha permesso anche di conoscere queste situazioni, tanto estreme quanto utili per avere una più completa visione del mondo, un viaggio completo nelle esperienze umane.

{tutte le foto: Ivana De Innocentis}

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