Inside the Rainbow: Beautiful Books, Terrible Times è uno strano libro dalla premessa innocua: una riedizione in lingua inglese di un compendio di albi illustrati pubblicati in Unione Sovietica tra il 1920 e il 1935. Un presupposto apparentemente inoffensivo, un volume destinato ad essere uno strumento di lavoro per esperti di narrativa per ragazzi, una nota bibliografica all’interno di qualche saggio universitario e una fonte di ispirazione per illustratori, grafici e designer.
Ed è tutte anche queste cose: un campionario di illustrazione radicalmente diverso da tutto quello che l’ha preceduta, ricco di invenzioni visive e di contaminazione tra i linguaggi artistici dell’albo illustrato e dell’arte contemporanea o del cinema nascente. Ma è anche un grande punto interrogativo, perché la premessa della raccolta è che nella Pietroburgo rivoluzionaria un gruppo di artisti tra i più grandi del secolo si fossero messi insieme con l’idea di creare un nuovo tipo di libri per i bambini del futuro, come atto di sfida nei confronti del regime. Ed essendo libri per bambini – e in quanto tali non importanti e facili da ignorare – questi testi sarebbero sfuggiti alla censura di Stato. Gli albi per bambini come ultimo rifugio per i pittori, i poeti e gli scrittori, dove continuare a sperimentare dopo che il lavoro per pubblico degli adulti era stato censurato dalla presa di controllo dei mezzi di produzione da parte dello Stato.
Idea ulteriormente rafforzata dall’introduzione ad opera di Philip Pullman, che chiede: “Dove stavano i commissari e i segretari di partito mentre sotto il loro naso si costruiva questo paese delle meraviglie dell’arte moderna? Mi immagino che la regola che si applica per i libri per bambini nel resto del mondo fosse altrettanto interiorizzata in Unione Sovietica: non sono importanti. Si possono ignorare. Non sono una cosa seria.”
E così i libri creati in Unione Sovietica tra il 1920 e il 1935 sono tutti geniali, buonissimi e intelligentissimi come i partigiani di Tele Capodistria in Cinnamon degli Offlaga Disco Pax, e la loro genialità è ancor più evidente se messa a paragone con grigiore repressivo del regime, l’apparato del Soviet che si frappone come un ostacolo alle libertà rappresentate dall’Ovest. A sottolineare il crudo distacco tra il mondo vivace dei libri illustrati e la dura realtà della Russia Sovietica degli anni Venti i racconti e le favole della raccolta sono punteggiate da tetre fotografie della vita dei bambini russi, tra austere aule scolastiche e panorami gelidi e innevati.
Ma per quanto narrativamente allettante, questa idea è minata dai materiali stessi raccolti nell’antologia: l’epoca d’oro del libro illustrato per bambini e ragazzi non nasce nonostante la rivoluzione, ma scaturisce dal suo interno.
Nella prima fase dell’Unione Sovietica non solo molti artisti fecero causa comune coi commissari, ma erano parte del nuovo governo. In altre parole, lungi dall’essere ignorati, i libri per bambini divennero uno strumento essenziale nella costruzione del “Nuovo Uomo Sovietico” : si doveva costruire da zero una nuova idea di società. Per rendere inequivocabile la cesura con quello che l’aveva preceduto era necessaria una rivoluzione, che non fosse solo dell’estetica, ma anche dei temi. Da qui uno stile grafico che si rifaceva alle esperienze costruttiviste e suprematiste, e le fiabe che raccontassero il mondo reale: l’industria, la classe operaia, la tecnologia. Plasmare e ispirare questi uomini del futuro affinché fossero gli artefici del mondo nuovo che li attendeva era un compito complicato e serissimo, che doveva essere affidato al meglio della produzione culturale e educativa dell’epoca.
A prescindere dalla curiosa premessa dell’antologia, quello che ci resta sono i libri, e uno stile di illustrazione la cui influenza a distanza di un secolo non hanno ancora smesso di riverberarsi nella produzione degli illustratori di tutto il mondo, che ancora si rivolgono a quei quindici anni ricchi di idee quando cercano soluzioni grafiche vibranti e contemporanee. Alcuni esempi sia nell’estetica che nei temi si ritrovano nell’opera di Blexbolex, su tutti People, o nei piccoli volumi de Le Classi Sociali con le illustrazioni di Joan Negrescolor.
E se ancora vi fosse rimasta una voglia di Russia che non vuole sentire ragioni, potete fare un giro nel catalogo di Fuel Design o nella fantascienza d’oltrecortina della collana Solaris di Agenzia Alcatraz.
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