Intervista: Luca Tagliafico

Luca Tagliafico, autoritratto

La seconda uscita della nostra collana editoriale dedicata ai viaggi: la Guida indipendente alla città di Genova, è stata illustrata da Luca Tagliafico, e con questa intervista abbiamo provato a conoscerlo un po’ meglio 😉

Quando hai capito che volevi fare l’illustratore?

Ho sempre creduto che nella vita avrei fatto qualcosa legato al disegno.
Non che avessi idee precise eh, in generale pensavo al fumetto, ma senza una reale cognizione di causa. La cosa si è concretizzata davvero solo dopo aver frequentato il biennio di illustrazione all’ISIA di Urbino, ormai diversi anni fa. In un certo senso, sebbene inconsciamente, tutto il percorso svolto mi ha portato esattamente a fare quello che desideravo.

Come lavori di solito? Disegni a mano o direttamente in digitale?

Generalmente eseguo sempre bozze a matita, che è una cosa che mi piace moltissimo; solo di rado (ma dipende dalla tipologia di lavoro e dalle tempistiche) inizio a lavorare direttamente in digitale.

Preferisci lavorare da solo o in team?

Credo che ci siano lavori che debbano essere fatti da soli, altri che invece è bello realizzare condividendo tutto, dalla fase progettuale fino alla stampa. Dipende molto dal progetto. Si tratta di una questione che affrontiamo tutti i giorni io e i colleghi con i quali a Genova ho fondato Rebigo, uno studio di illustrazione che fa delle nostre molteplici competenze la sua forza.

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Com’è stata l’esperienza di lavoro per la Guida indipendente alla città di Genova?

È stata sorprendente, sotto più punti di vista. Mi sono presto reso conto che non avrei potuto
inserire tutti i luoghi che preferisco di Genova e, forse, non sarebbe stato nemmeno corretto: in fondo dovevo riuscire a raccontare in qualche modo la mia città ad altri e in questo modo avrei ottenuto solo una visione parziale. Per questo è stato molto stimolante lavorare avendo sotto mano i testi di Filippo, che pur vivendo anche lui qui ha naturalmente una percezione di questi luoghi diversa dalla mia.

Quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai qualche anticipazione da raccontarci?

Proprio recentemente sono stato coinvolto nella lavorazione di un libro dedicato a Rodari, si tratta di un incarico di cui sono onoratissimo. Con gli altri componenti del mio studio stiamo invece lavorando all’autoproduzione di quest’anno, che dovrebbe uscire in autunno.

Quali sono le tue fonti di ispirazione?

Ho sempre manifestato un interesse particolare ai prodotti editoriali e alle illustrazioni legate alla metà del secolo scorso, talvolta spingendomi fino agli anni ’20 e ’30. Negli ultimi tempi ho sviluppato una fissazione per la cartellonistica d’annata, specie per quella legata alle compagnie di trasporto.

Cosa ti piace fare nel tempo libero?

Sto cercando di leggere più di quanto non abbia fatto negli ultimi anni. Soffro di acquisto compulsivo di libri, ma fatico a tenere un ritmo di lettura adatto al numeri di libri che compro. Approfitto poi della bella stagione per fare passeggiate in centro storico o sulle alture dietro a Genova, facilmente raggiungibili grazie alle funicolari (ce n’è una proprio vicina al mio studio).

Un disco che ascolti quando lavori?

Generalmente ascolto programmi radiofonici, dove la musica non sempre assume un ruolo prominente. Mi sono accorto che ascoltare i miei dischi preferiti per ore e ore mi porta ad un un ascolto passivo, non riesco a godermeli appieno, alla lunga ne sono infastidito. Mi piace invece riuscire ad entrare in un flow lavorativo tale che mi permetta di poter ascoltare audiolibri, podcast di vario tipo e programmi radiofonici, che sono sempre diversi di puntata in puntata. Paradossalmente, con la musica non mi riesce.

Sei cresciuto e vivi a Genova: come vivi il rapporto con la tua città?

Completati gli studi sono ritornato a Genova (nel frattempo ho fatto tappa a Milano, Edimburgo, Newcastle, Urbino) e mi sono trasferito in centro: questo mi ha portato ad una percezione completamente nuova e diversa della mia città, dove posso raggiungere tutto quello che mi interessa a piedi, senza la necessità di un mezzo di trasporto. La conseguenza più diretta di questo è che mi sono appassionato alla storia della mia città come mai mi era successo prima.

Qual è il tuo posto speciale / preferito sulla Terra?

Non saprei. Ultimamente mi piacerebbe trasferirmi per un certo periodo su un’isola, ma non
necessariamente lontana da qui, in una dimensione ritirata dove ogni dettaglio assume
un’importanza diversa da quella a cui sono abituato.

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