Roberto Blefari (Hikimi) è un illustratore con la testa tra le nuvole, di base a Torino. Con il suo stile grafico, semplice e gioioso, crea illustrazioni che ti faranno dimenticare di essere degli adulti. Lavora con clienti internazionali in progetti per l’editoria, la comunicazione e la motion graphic.
Quando hai capito che volevi fare un lavoro creativo?
Credo di averlo capito molto presto. Le immagini grafiche hanno sempre avuto un forte fascino per me e, negli anni, ho imparato ad usare il disegno per esprimere emozioni e raccontare storie, fino a renderlo il mio lavoro.
Preferisci lavorare da solo o in team?
Preferisco lavorare da solo perché riesco a concentrarmi meglio, ma non ho problemi a lavorare in team se un progetto è più complesso e ha bisogno di diverse figure professionali.
Com’è nato il pattern per i calzini di hoppipolla?
Il design di questi calzini è il risultato di uno studio abbastanza complesso e di molte prove, sia sugli elementi che sui colori.
Ho cercato di riprodurre il caos e la vivacità della moltitudine dei corpi celesti presenti nel cosmo: stelle vicine e lontanissime tra di loro, pianeti di tutte le dimensioni, comete, meteore, orbite diverse, che tutte insieme, però, sembrano danzare all’unisono.
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Quali sono le tue fonti di ispirazione?
La più grande fonte di ispirazione in realtà è la vita di tutti i giorni.
Sono una persona molto curiosa e negli anni ho imparato a mettere in relazione cose molto diverse tra loro. Basta rimanere “in ascolto” e gli stimoli arrivano nei modi più impensati.
Oltre a fare molta ricerca, osservo, ascolto, cerco di ricordare e di capire. Prendo appunti e fotografo tutto quello che mi colpisce.
Quando serve so dove andare a cercare nella mia memoria; e così il bambino vestito da nuvola visto in Via Vanchiglia incontra un vecchio poster della Olivetti, un palloncino solitario, una ciotola di ramen mangiati a Tokyo e diventa una nuova immagine.
Quali sono i tuoi prossimi progetti? Hai qualche anticipazione da raccontarci?
Al momento sto lavorando a due libri illustrati per ragazzi, con delle doppie pagine molto fitte (una vera sfida per me renderle semplici e leggere), e ad una serie di illustrazioni per una startup francese. In cantiere c’è il mio nuovo sito e un progetto con i pattern.
E qual è invece il progetto dei tuoi sogni, che ancora non hai avuto occasione di realizzare?
Mi piacerebbe realizzare un albo illustrato, ho diversi spunti e bozze di storie nel cassetto ma non ho ancora trovato il tempo per farlo realmente come desidero.
Ascolti musica quando lavori? Qual è il disco che ascolti di più in questo periodo?
Quando lavoro ascolto sempre musica. È un’ottima compagnia e un modo per concentrarmi su quello che faccio. Ultimamente, proprio per questa ragione, sto ascoltando in loop l’album Singularity di John Hopkins.
Cosa fai quando non disegni?
Disegno per me. Mi esercito e provo cose nuove, in libertà. Leggo, pianifico nuovi viaggi, prendo appunti su mostre che poi puntualmente non vado a vedere, curo le piante con cui abbiamo riempito casa, esco, vado al cinema; insomma cose abbastanza normali.
Vivi a Torino, ma sei cresciuto in provincia: come vivi il rapporto con la città?
La città rappresenta la dimensione che ho sempre cercato quando ero un ragazzino al quale la provincia stava stretta. Qui ho trovato stimoli e libertà e, anche se ultimamente mi sembra un po’ spenta e stanca, ci sto ancora bene.
Qual è il tuo posto speciale / preferito sulla Terra?
Kanazawa in Giappone. L’ho scoperta di recente, ma è riuscita a scalzare quasi tutti gli altri posti dalla vetta. È una piccola città che ospita quartieri senza tempo (case da tè, residenze di antichi clan samurai), un importante distretto culturale delle arti visive e del design e uno dei parchi paesaggistici più belli del Giappone.
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